C'è Tempesta all'Orizzonte
Chi non la vede è perché non la vuol
vedere. Non dobbiamo , ne possiamo, scappare ma prepararci è atto dovuto : non è chiaro cosa ci aspetta in
autunno, ma alcuni segnali sono preoccupanti.
Non parlo soltanto dei mercati, che pure
cominciano a emettere rumore di temporale.
Parlo degli investitori esteri: quale
grande gruppo internazionale mette i soldi in un Paese dove il capo di governo
– un giurista! – dice: «Non possiamo attendere i tempi della giustizia»?
Sia chiaro: quanto è accaduto a Genova è
gravissimo, e i concessionari dovranno risponderne.
Ma esistono regole, in tutte le cose.
Rispondere emotivamente alle emozioni può
diventare pericoloso e non è cosa che un (pseudo ?) Presidente del Consiglio
può permettersi .
È EVIDENTE, TUTTAVIA, CHE L’OPINIONE
pubblica per ora vuol solo sentire certi discorsi, vuole trovare colpevoli, vuole
sentirsi dire che è sempre colpa di qualcun altro: in ogni campo.
C’è voglia di ghigliottina in piazza …..
Ma prima o poi si smetterà di giocare e la maggioranza dovrà pur
ammettere che le risorse sono limitate, e avrà bisogno di scegliere:
- Rimettere in sesto
le grandi infrastrutture degli Anni 60
o
- Concedersi l’ennesimo anestetico,
sotto forma di reddito di cittadinanza?
- Lottare contro l’evasione fiscale – tema
curiosamente scomparso, avete notato? –
o
- Trastullarsi con la flat tax?
- Ridurre il debito pubblico, l’incubo delle
prossime generazioni,
o
- Piagnucolare perché «l’Europa non ci concede abbastanza
flessibilità» (traduzione: non ci lascia accumulare altro debito) ?
VOGLIO CREDERE CHE l’attuale maggioranza
capisca, prima o poi.
Ma dev’essere prima, non poi: perché
l’autunno è adesso. Se continuerà a solleticare con messaggini gli istinti più bassi della
nazione, invece, ci aspettano tempi scuri.
Quando comincerà a grandinare – mercati
agitati, spread alle stelle, investitori in fuga – e gli elettori - risparmiatori
chiederanno conto a chi ci governa, c’è il rischio di una doppia tentazione.
La prima è quella argentina: accettare
l’impoverimento collettivo.
La seconda è quella venezuelana: tutti zitti,
comanda il popolo!