In
difesa dei 5Stelle
E se
Di Maio, Toninelli, Bonafede & C. fossero “innocenti” ?
Quando
l’incompetenza è inconsapevole
Si chiama effetto Dunning
Kruger, dal nome dei due ricercatori della Cornell university che l’hanno
descritto nel 1999, l’insidioso cortocircuito mentale che condanna chi è
incompetente a non accorgersi della propria incompetenza.
La sindrome è nota da tempo ,
ma qualche recente fatterello di cronaca della politica italiana mi suggerisce che non se ne è ancora parlato
abbastanza e, proprio oggi che la rete
dà voce e visibilità globale a legioni di imbecilli, l’effetto Dunning
Kruger sembra essere diventato pervasivo ed invadente .
Va fatta una premessa : Non è
cosa dei tempi nostri, se già Socrate – e siamo nel quinto secolo avanti Cristo
– avverte che è “sapiente solo chi sa
di non sapere, non chi s’illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa
ignoranza”. E se il faraone Akhenaton (qui siamo nel quattordicesimo
secolo avanti Cristo) afferma che “il
folle è ostinato e non ha dubbi. Conosce tutto tranne la propria ignoranza”.
Ciò che di nuovo fanno David
Dunning e Justin Kruger alla fine del novecento è studiare e misurare
sperimentalmente la propensione degli incompetenti a sopravvalutarsi. La loro
ricerca trae origine da un curioso fatto di cronaca:
L’attributo
del limone
la storia di McArthur Wheeler il
quale, avendo appreso che l’invisibilità è un attributo del succo di limone, se
ne spalma un po’ e va a rapinare una banca.
Ciò che dimostrano questi studi
è che I risultati sono inequivocabili.
Gli incompetenti tendono a fare
due cose in modo ricorrente: sovrastimare drammaticamente le proprie
prestazioni, sottovalutare il livello medio di prestazione dell’intero gruppo.
La propensione degli incompetenti all'errore è universale e tale da sfidare le
leggi più elementari della matematica.
All'incompetenza
spesso si accompagna la supponenza, e gli incompetenti nutrono
un’incondizionata fiducia nelle proprie capacità.
Non hanno percezione dei propri
limiti e ignorano i propri errori. Infine, fanno fatica a riconoscere la
competenza altrui, e possono arrivare
a disprezzarla.
Il guaio vero è che chi è
incompetente non sente alcun bisogno di apprendere di più, e tende ad
accomodarsi in cima al suo vertiginoso picco di fiducia e ignoranza, guardando
il resto del mondo dall’alto in basso.
L’altro guaio è che nemmeno i
più esperti tra gli esperti, proprio perché hanno consapevolezza di quanto le
cose possano essere complicate, raggiungono mai il livello di fiducia nelle
proprie capacità che appartiene agli incompetenti.
E
ci sono due ulteriori complicazioni.
In
primo luogo, esperti e inesperti usano dialogare (e scontrarsi) su due diversi
livelli: gli esperti entrano nel merito, mentre gli inesperti, forti solo delle
proprie certezze, tendono a mettere in discussione la credibilità e
l’autorevolezza dei loro interlocutori, mettendoli con ciò in una posizione
scomoda e sgradevole.
(Ricordate il …”Questo lo dice Lei ?)
In
secondo luogo, le persone più esperte sono invece propense a sottostimare le
proprie conoscenze e capacità. Se sanno qualcosa, o se qualcosa gli riesce
facile, tendono a pensare che per tutti sia così: il timore che le loro
capacità, per quanto alte, non lo siano mai abbastanza.
La
cultura porta alla saggezza e la saggezza conduce all'umiltà.
Il
competente è naturalmente modesto, l’incompetente no .
E
questo è il dramma che l’Italia sta vivendo .
fonte :
Annamaria Testa, esperta di comunicazione
"L'Internazionale"