Questo Natale
Avrei voluto fare un presepe
con i nomi che mi hanno commosso, che hanno suscitato in
me forti
emozioni con le loro storie talvolta tristi e dure lanciate dai giornali e che poi, passate poche ore , se ne sono andati nell'oblio di tutti , tranne di quelli che
li hanno amati veramente.
Un presepe dei dimenticati
.
Nel Presepe , ad esempio, avrei messo Melissa, la ragazza ( o ragazzina ?) di 16 anni uccisa davanti alla scuola di
Brindisi da quel tale Avvantaggiato di recente condannato all'ergastolo ma che,
alla peggio , tra una quindicina di anni sarà libero mentre Melissa, lei sì, è
stata condannata all'Eternità, con tutti i suoi sogni e le sue speranze .
Presepe anche per
Malala , la ragazzina colpita dai talebani , che ha tredici anni ha trovato la
forza per reagire ad una forma di discriminazione che noi, persone adulte ,
tolleriamo in silenzio senza capire che ogni discriminazione è un colpo all'Umanità .
Una ragazzina simbolo di quei milioni di donne strappate alla vita da una
violenza ceca e feroce , violenza che si pasce delle loro carni e si sazia
della loro umiliazione .
Milioni di donne che avrei voluto mettere insieme a Malala nel mio presepio
.
Presepe con quei duecentotredici o
duecentocinquantasette o trecentosessantasei o quanti erano ( non lo sapremo mai ) che sono annegati davanti alle coste di Lampedusa . Loro si, senza nome,
proprio come le statuine del presepe, identificabili per
qualcosa che fanno, o che gli succede (il
flatore, il panetere, quello che ha un colpo di sonno davant’a Dio… ) ma mai per quel che sono , o meglio, per quel che
erano …...
E tutti gli altri, uccisi per sbaglio dalla camorra, travolti e abbandonati
da un pirata della strada o per i nostri giovani, vittime sacrificali della nostra
crisi morale ed economica, quando la loro precarietà non li fa retribuire per
il lavoro che svolgono ma per le umiliazioni che sono costretti a subire .
Davanti alla grotta con il Bambino, sotto la stella fiammeggiante , avrei voluto mettere questa sfilza di poveri nomi sparati a caratteri cubitali o
nei titoli che corrono sugli
schermi per uscire , dopo poco , dal lato che sembra portare
al niente.
Invece, no: facendo questo Presepe li avrei posti , con delicatezza e rispetto , tra il muschio e i sassolini, come per un'offerta “risarcitoria” , un omaggio a loro di noi tutti .
Perché il Presepe, in fondo, è sempre stata la festa umile delle comparse, di coloro che , se ci pensiamo bene,
hanno acquisito valore per solo fatto d'essere capitati in quella notte davanti
a Dio , quel Dio che si è incarnato per incontrare per prime le comparse nel teatro della
vita , una vita che oggi sembra invece dominata dai potenti e dai famosi ma che questo Natale, almeno a casa mia, avrebbe trovato questo strano presepe, fatto di ritagli di giornale, di vite
illuminate per un solo attimo dai fari del mondo e subito rientrate
nel buio dei ricordi , fuochi d’artificio nel buio dell’Umanità .
Almeno nei giorni
delle feste, in quel Presepio, quei “dimenticati” sarebbero stati di nuovo
illuminati dalle piccole luci intermittenti e multicolori, rosse, verdi, gialle
e blu, che circondano tradizionalmente
il mio Presepio .
Non sarebbe stato
tanto ma era tutto quello che avevo e
sarebbe stato , per loro, sempre meglio del buio dell’Oblio .
Un Presepe che non ho fatto, un Presepe che farò .