Tanto Debito , solo Debito. moltissimo Debito
Le parole chiave di alcuni annunci punta sul fascino delle “grandi sparate”.
Le promesse elettorali hanno caratterizzato tante campagne politiche nella storia italiana, lo ricordo perfettamente , ma nel panorama attuale il ricorso a tali lusinghe ( fregnacce) ha assunto dimensioni da ipertrofia prostatica . Si leggono giornalmente proposte che potrebbero costare decine di miliardi di euro, le cui coperture sono rintracciate, non di rado, in più o meno futuribili stravolgimenti della finanza pubblica, che tendono a confondere il costo annuale degli interventi promessi con quello “a regime”, decisamente più alto.
Stanno emergendo ipotesi di riforma fiscale che scompongono e stravolgono parti rilevanti di teorie economiche ben consolidate: si immagina una “tassa piatta” che dovrebbe abbattere il carico fiscale e la si abbina, non a una altrettanto marcata contrazione del peso dello Stato e della spesa pubblica, come è avvenuto sempre nella dottrina e nella prassi, ma addirittura ad un sensibile incremento della stessa spesa pubblica, concependo il singolare slogan “meno tasse più spesa”.
In maniera ancora più anomala si tende a costruire pezzi importanti dei programmi elettorali sulla promessa di un repentino smantellamento di riforme “negoziate” con l’Europa, dimenticando che proprio la Banca centrale europea è oggi la sola ed unica garante del grande debito pubblico italiano ed evitando accuratamente di immaginare qualsiasi tipo di relazione con il Vecchio Continente che non sia quella della gridata affermazione di un improbabile “primato nazionale”. Non si può “promettere” il pieno ripristino della sovranità monetaria sapendo perfettamente che è incompatibile con il dover collocare ogni anno 400 miliardi di titoli del nostro debito pubblico, che, se non garantiti dalla BCE, ma chi volete che se li pigli ?
I programmi e le promesse elettorali, questa volta, si spingono a toccare anche il tema delle vaccinazioni, trasformando gli aspetti più oggettivi della scienza in materia di confronto elettorale, con l’effetto di indebolire le difese immunitarie della ragionevolezza e del buonsenso .
Questa marcata esasperazione della consuetudine italiana a promettere dipende da vari fattori, tra cui due mi sono sempre parsi molto evidenti .
Il primo.
Si è assistito alla sistematica “destrutturazione” della verità o quantomeno di qualsiasi cosa che si avvicini ad essa.
I nuovi linguaggi della comunicazione sociale, il rifiuto dell’argomentazione come elemento fondante della discussione pubblica, la riduzione del confronto al mero “mi piace” / “non mi piace” trasformano ogni questione, anche la più complessa, in una diatriba di natura referendaria, destinata a scadere in brutali banalizzazioni del tipo "Pollice su - Pollice giù".
Mi pare si stia consolidando , in tale ottica, un nesso stretto tra la modifica sostanziale del lessico comune, indotta dal Web , e l’attenuazione della prerogativa della verità che era quella di orientare le scelte elettorali.
Le fake news , o Bufale, non incidono, così, solo sull'opinione relativa alle singole vicende specifiche ma contribuiscono a rendere assai meno definita la forza delle argomentazioni concrete in senso generale. Le bugie , chiamate anche "Verità Alternative", tendono a plasmare, in altre parole, la percezione comune dell'importanza della verità. I margini di relativismo stanno dilatandosi e, unitamente alla delegittimazione della politica, non rendono praticabile una corretta concorrenza tra tesi diverse. Lungo questo percorso, peraltro, verità e trasparenza tendono a disgiungersi perché nel mondo delle fake news tutto è trasparente ma nulla è vero. Vedi sempre e chiaramente tutto, ma il tutto che vedi non è mai la verità .
Il secondo.
La misera fine della politica attuata dai vecchi regimi, contribuisce alla già ricordata ipertrofia prostatica delle promesse elettorali. Se non esiste più una discriminante fra destra e sinistra, se le ideologie hanno cessato di essere una possibile chiave di lettura della realtà, allora è possibile sommare promesse su promesse e farlo persino im maniera contraddittoria: si può essere liberisti sul piano fiscale e, al tempo stesso, socialdemocratici di vecchio stampo in materia di welfare. Si puà essere e dire tutto ed il contrario di tutto, e questo perchè non è più necessario mantenere la coerenza delle appartenenze politiche , come viene testimoniato in sede parlamentare dall'enorme successo del gruppo misto . Queso aberrante fenomeno cancella i limiti della ragionevolezza e permette di operare i più svariati accostamenti programmatici, senza alcun vincolo di grammatica politica e, purtroppo, corretta gestione della Cosa Pubblica . La fine della verità risulta in questo senso espressione anche dell’avvento di una fase in cui i contenuti, le regole e i simboli della politica sono interscambiabili, costantemente modificabili e, in pratica, difficilmente definibili e riconducibili alle vecchie ideologie politiche . Le parole chiave dei programmi elettorali paiono meri slogan “neutri” , gridati e costruiti solo per smuovere il consenso istintivo e non ragionato di elettori suggestionabili o di astenuti arrabbiati, che sono sensibili al fascino delle “grandi cazzate ”. Non conta mai l'Italia ma sempre e solo lo spettacolo .