giovedì 17 gennaio 2019


In difesa dei 5Stelle
E se Di Maio, Toninelli, Bonafede & C. fossero “innocenti” ?
Quando l’incompetenza è inconsapevole



Si chiama effetto Dunning Kruger, dal nome dei due ricercatori della Cornell university che l’hanno descritto nel 1999, l’insidioso cortocircuito mentale che condanna chi è incompetente a non accorgersi della propria incompetenza. 

La sindrome è nota da tempo , ma qualche recente fatterello di cronaca della politica italiana  mi suggerisce che non se ne è ancora parlato abbastanza e,  proprio oggi che la rete dà voce e visibilità globale a legioni di imbecilli, l’effetto Dunning Kruger sembra essere diventato pervasivo ed invadente .

Va fatta una premessa : Non è cosa dei tempi nostri, se già Socrate – e siamo nel quinto secolo avanti Cristo – avverte che è “sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s’illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza”. E se il faraone Akhenaton (qui siamo nel quattordicesimo secolo avanti Cristo) afferma che “il folle è ostinato e non ha dubbi. Conosce tutto tranne la propria ignoranza”.

Ciò che di nuovo fanno David Dunning e Justin Kruger alla fine del novecento è studiare e misurare sperimentalmente la propensione degli incompetenti a sopravvalutarsi. La loro ricerca trae origine da un curioso fatto di cronaca:
L’attributo del limone

la storia di McArthur Wheeler il quale, avendo appreso che l’invisibilità è un attributo del succo di limone, se ne spalma un po’ e va a rapinare una banca.


Ciò che dimostrano questi studi è che I risultati sono inequivocabili.

Gli incompetenti tendono a fare due cose in modo ricorrente: sovrastimare drammaticamente le proprie prestazioni, sottovalutare il livello medio di prestazione dell’intero gruppo. La propensione degli incompetenti all'errore è universale e tale da sfidare le leggi più elementari della matematica.

All'incompetenza spesso si accompagna la supponenza, e gli incompetenti nutrono un’incondizionata fiducia nelle proprie capacità. 

Non hanno percezione dei propri limiti e ignorano i propri errori. Infine, fanno fatica a riconoscere la competenza altrui, e possono arrivare a disprezzarla.

Il guaio vero è che chi è incompetente non sente alcun bisogno di apprendere di più, e tende ad accomodarsi in cima al suo vertiginoso picco di fiducia e ignoranza, guardando il resto del mondo dall’alto in basso.

L’altro guaio è che nemmeno i più esperti tra gli esperti, proprio perché hanno consapevolezza di quanto le cose possano essere complicate, raggiungono mai il livello di fiducia nelle proprie capacità che appartiene agli incompetenti.

E ci sono due ulteriori complicazioni.

In primo luogo, esperti e inesperti usano dialogare (e scontrarsi) su due diversi livelli: gli esperti entrano nel merito, mentre gli inesperti, forti solo delle proprie certezze, tendono a mettere in discussione la credibilità e l’autorevolezza dei loro interlocutori, mettendoli con ciò in una posizione scomoda e sgradevole.

(Ricordate il …”Questo lo dice Lei ?)

In secondo luogo, le persone più esperte sono invece propense a sottostimare le proprie conoscenze e capacità. Se sanno qualcosa, o se qualcosa gli riesce facile, tendono a pensare che per tutti sia così: il timore che le loro capacità, per quanto alte, non lo siano mai abbastanza.

La cultura porta alla saggezza e la saggezza conduce all'umiltà.

Il competente è naturalmente modesto, l’incompetente no .

E questo è il dramma che l’Italia sta vivendo .


fonte : , esperta di comunicazione
"L'Internazionale"

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