giovedì 5 novembre 2015

“Rincorrere la realtà stanca”





Quando è nato il Blog , 2 anni or sono , Io , Gaetano e Valentina  vivevamo in un’altra Italia .
Era un’Italia con tanto Spread, tanti disoccupati e tante Macchine Wolkswagen che inquinavano il Mondo ma così, con allegria , senza far “del male a nessuno” .
Era però un’Italia in una Europa senza ISIS, senza la pressione di milioni di profughi da tutto il Mondo, senza la scoperta di una Germania truffaldina uguale a noi  , se non peggio.
Era un’Italia ove pensavamo (speravamo ?) ci fosse spazio per espressioni di Libertà e Tolleranza ; purtroppo era un sogno finito troppo presto per Gaetano, un’illusione per noi .
Vale spero abbia conservato la sua forza, io lentamente ed inconsapevolmente sono diventato quello che gli Americani chiamano un “Impressionist”, un critico osservatore disincantato e quotidiano dei vizi e delle manie dei nostri giorni .

Il nocciolo del problema è che avevamo forse sottovalutato la forza del nostro “Bel Paese” di sfornare giornalmente argomenti da analizzare, stigmatizzare e sui quali prendere una decisione :
O piangere oppure inca…volarsi (!)di brutto.

La quotidiana realtà dell’Italia è difficile da ignorare , ma rincorrere la realtà stanca .

Molto .  


Cesare

1 commento:

  1. Caro Cesare,
    ricorrere alla realtà stanca, dici. E’ vero e aggiungo: ricorrere alla realtà può far divenire, se non siamo ben attrezzati, banali. Facile essere risucchiati nel vortice delle malefatte, delle disfunzioni e della povertà d’animo.
    Mi scuserai se non ho voluto commentare il post sull’hinterland milanese…

    http://ricerchediogenepitagora.blogspot.it/2015/10/amici-miei-mi-sa-che-ho-capito-come.html

    Non l’ho fatto perché il mio commento, nella sua semplicità, mi sembrava fin troppo banale. Avrei voluto dire solo: come sempre, i cattivi sono gli altri, come sempre c’è chi si lascia prendere da quell’eterno moto dell’anima che porta a sentirci, in fondo, migliori degli altri. La realtà.
    C’è chi la osserva, questa realtà, per esorcizzarla o per prenderne le distanze, per non sentirsi una pedina del gioco. Forse questi sono quelli che tu definisci “impressionisti” della realtà e tra i quali annoveri te stesso; io invece non posso dire di farne parte. Non per disinteresse o per qualunquismo ma semplicemente, se di semplicemente si può parlare, perché ho sempre privilegiato la realtà “parallela”. Ricordo sempre quando Gaetano diceva: la realtà non esiste, la realtà è quello che noi decidiamo di vedere. E quello che noi possiamo offrire alla realtà. Tu ne sei un acuto osservatore, io una (poco) acuta osservatrice di quel che crea la realtà, la mia personale realtà. Un po’ disadattata? Forse. Mi piace la poesia che nonostante tutto c’è, nella realtà; mi piace il pensiero, dolce, che tutto cambia, che mai nulla rimane immobile e uguale a se stesso. E amo pensare che fra me e gli altri, e quindi la realtà, si possano costruire ponti. O forse mi sento semplicemente chiamata in causa, perché la realtà di cui tu parli io,oggi, contribuisco a plasmarla. Che responsabilità! E allora torno al mio ponte… e alla fatica della sua costruzione.
    Oggi offro a te, e a chi volesse, il mio ponticino. Un pensiero…. Che nulla ha a che fare con la realtà della carta stampata, urlata, ma molto con la mia personale visione della realtà: me e gli altri.
    Vale

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