Un ponte è un congiungimento in equilibrio. Sotto scorre
tutto, ma il ponte resta. Cosa significa resta? Resta rispetto a cosa? Perché può essere indistruttibile, eterno?
Per costruirne uno ci vuole pazienza, metodo, voglia. E un
po’ anche accontentarsi del risultato.
Non tanto del ponte in se quanto dei suoi congiungimenti.
Se chiudo gli occhi e immagino un ponte lo vedo bello e
solido, che unisce da una parte un prato fiorito, profumato. Tutto quello che
di bello penso di avere io. Dall’altra, una prateria verde e sconfinata;
probabilmente tutto quello che di bello pensi di avere tu. E sotto il ponte acqua
sudicia e vorticosa. Se la guardo quasi ho una vertigine.
Ah, c’è anche un cinese proprio lì, sulla sponda… ad aspettare
il mio cadavere. O il tuo.
Sarà difficile che io possa arrivare alla tua prateria, e tu
ai miei fiorellini, subito, così, senza sforzo.
Intanto incontriamoci a metà strada. Sul ponte?
Bella idea. Porta un ciuffo d’erba o quello che vorrai. Io
porterò un fiore e un seme, quello che vorrò.
Anzi, più probabile porteremo quello che riusciremo a
portare.
Il ponte: che zona zona franca, che zona incontaminata.
Zona sospesa:
magica. Io metterò da parte, ben
nascosto, il pensiero dei miei fiori e ti offrirò solo quello che ho portato.
Tu farai altrettanto?
Tutti i fiori crescono nell’erba, ogni prato ha un fiore.
Ma lo comprenderemo solo sul ponte. E magari un giorno lo
attraverseremo tutto.
Se non succederà… ci vediamo a metà strada!
Vale
La foto è di Alessandro Boccini,che forse stava per attraversare un ponte, a Ninfa.

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