venerdì 24 aprile 2020

Ragnarǫk, crepuscolo degli Dei


La cultura norrena è affascinante, poetica, ed importante. Uomini, per secoli, hanno vissuto nel volere dei loro dei, rispettandoli, pregandoli e temendoli.
Questi... sono i miei antenati.
Un giorno, anni fa, incontrai un uomo che mi fece notare quanto fossi preparato e curioso verso le culture antiche ma, con mio rammarico, mi fece anche notare la mia impreparazione verso quella che è la mia cultura d'origine.
Il mio sangue è, infatti, diviso in due fra quello della nostra amata Italia e quello danese.
Io non lo sapevo ancora, ma avrei presto abbracciato una delle culture più poetiche mai comparse su questo pianeta.
Iniziai a studiare, partendo dal nulla più totale, se non dalle parole “Odino” e “Thor”, nomi altisonanti e famosissimi; scoprirò poi la loro vera forza, fatta non solo di possenza fisica, ma anche da un intelletto fuori dall'ordinario e, per quanto riguarda il padre degli dei, da una conoscenza infinita acquisita col sacrificio di uno dei suoi occhi.

Rinunciare ad un modo di vedere, per vederne un altro.

Nelle seguenti righe, proporrò una estrema sintesi di quello che è forse il momento più tragico della mitologia Nordica, e probabilmente uno dei più famosi: il Ragnarǫk, destino dell'umanità, ponendo particolare attenzione alle figure di Loki e Heimdallr e sul loro scontro, momento cruciale dell'apocalisse nordica.
A chiunque voglia approcciarsi con questa cultura suggerisco i “Cantici di Edda”, una raccolta di 29 miti norreni, trovabile online in varie edizioni. Si tratta di una lettura classica, ritrovata secoli fa e tradotta in prosa e proprio come fu per i primi ricercatori che la trovarono, questa raccolta rappresenta il perfetto ponte verso quello che può essere un mondo (anzi, nove mondi) pieno di piacevoli sorprese.


«... Liete si apprestano a combattere le Forze del Male e già calpestano il Ponte che adduce ai Troni degli Dei; il Destino ormai sta per compiersi e Heimdallr, il santo custode, suona a gran forza il grande corno di guerra; in silenzio, Odino conversa con la testa di Mimir e da lei cerca consiglio.» 


Strofa XLVI tratta dal Canto della Vǫluspá


“I tre inverni hanno fatto il loro corso, i giganti del fuoco cavalcheranno il ponte d'arcobaleno, distruggendolo; Loki, al timone della nave costruita con le unghie dei suoi guerrieri, assieme a sua figlia Hel regina dei giganti, sta trasportando il suo esercito di dannati ad Asgard” . Così  ha inizio il Ragnarok, l'Apocalisse vichinga. La parola Ragnarǫk si divide in due prefissi, Ragna, che vuol dire “Dei” e Rǫk che significa fato, o destino.

Il destino finale vedrà affrontarsi le forze del bene e del male. Coloro che sono morti in modo valoroso e che sono stati accolti nel Valhalla dovranno affrontare l'esercito degli indegni proveniente da Hel. Gli “Asa” si ritroveranno di fronte ognuno al proprio antipode e ogni battaglia si concluderà con la morte di entrambi… un caos che, alla fine, sfocia nell'equilibrio delle forze. Odino si troverà di fronte a Fenrir, il terribile lupo dalle fauci capaci di colmare la distanza fra terra e cielo, e perirà fra esse.
Sarà suo figlio Vioar, Dio della vendetta, soprannominato anche “Dio silenzioso”, a pareggiare i conti in nome del padre. Tyr e Garmr periranno a vicenda, Thor ucciderà Miðgarðsormr, il serpente cosmico che forma un uroboro intorno al mondo, ma morirà pochi passi dopo, per colpa del suo veleno. Nello scontro finale Loki, colui che ha dato inizio a tutto si ritroverà di fronte a Heimdallr, l'ultima speranza per l'umanità. Il suo nome vuol dire infatti “mondo luminoso”. Il primo fra i due simboleggia l'ambiguità, Loki è il dio del caos, dell'astuzia, ma anche della distruzione, lui simboleggia il ponte fra le divinità e i giganti e ora, pregno di odio, ha dichiarato guerra ai suoi fratelli, primo fra tutti Odino, con cui aveva siglato un patto di sangue. Heimdallr è la sua antitesi, simboleggia l'ordine fra gli uomini, ne è il progenitore ed è anche lui rappresentante di un ponte, quello fra le divinità e gli uomini, fra la terra e il cielo, collegati assieme tramite il Bifrǫst.

Ordine e Caos si ritrovano di fronte, conoscono entrambi il loro destino, ma senza esitare si scagliano l'uno contro l'altro. Le lame dei due iniziano a intonare la macabra melodia dell'acciaio, le due divinità danzano fra le fiamme, la distruzione è ultimata, la fine è vicina: entrambi, periranno. L'unico rimasto vivo, Surtr, detto “il nero”, Gigante del fuoco, darà fuoco al mondo con la sua spada fiammeggiante. Il suo è un fuoco purificatore, purificherà i nove mondi e l'universo stesso da tutto il male commesso in quei tre anni e dalle sue ceneri rinascerà un nuovo mondo.
I superstiti sono pochi, i figli di Odino e Thor che erediteranno i loro poteri e Baldr, Dio della speranza, che tornerà da Hel assieme a sua moglie e a suo fratello.
I guerrieri che hanno combattuto fieramente nella battaglia potranno tornare a brindare e i malvagi verranno rinchiusi in gabbie fatti di serpenti.
La specie umana invece risorgerà su una nuova terra grazie all'amore di una coppia, sopravvissuta grazie ad un nascondiglio, e che ora ha il compito di ripopolare una nuova terra.
Sul terreno della nuova rinascita, invece, verrà ritrovato l'ultimo importante lascito degli Dei: le loro pedine degli scacchi.

Leonardo S.



 






1 commento:

  1. Ammetto la mia ignoranza: poco conoscevo, e conosco, della cultura norrena. Ma molto mi spinge a conoscerne di più: questa tua sollecitazione. Grazie Leonardo. Valentina

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