P R I
M A
Tutto corre e niente invecchia;
c'è la possibilità di fare tutto e non c'è il tempo di fermarsi su niente; non c’è
nessuna distanza, ma non si apprezza realmente la vicinanza.
I giovani corrono senza fermarsi
e gli anziani (che non invecchiano) ricordano con una certa nostalgia i tempi
in cui ogni tanto ci si fermava.
I giovani hanno tutto a portata di mano (o
meglio di ‘click’); volano con aerei in paesi lontani, fanno arrivare merci
dall'altra parte del mondo e possono avere amici in tutto il globo vedendoli
ogni giorno dentro uno schermo.
Gli anziani li guardano, cercando
di non invecchiare anche loro e riuscendo, in effetti, a non sentire più di
tanto i limiti del corpo. Mantengono, però, una certa perplessità davanti alle
corse sfrenate e ai viaggi nel mondo. Preferiscono passeggiare nei sentieri e
nei boschi di sempre che, nonostante la loro apparente monotonia, nascondono
sempre nuove, infinite ricchezze e bellezze.
Cercano il dialogo con gli
inarrestabili ragazzi che ogni tanto si fermano, ma gli anziani proprio non
riescono a capire, o forse a volte non vogliono capire. Da parte loro, i giovani
si stancano velocemente delle incomprensioni.
Devono ripartire subito, non
possono stare fermi. Devono salvare il mondo; ogni giorno. Tenendo il globo intero in una mano a portata di
click, si sentono responsabili verso tutti e verso tutto.
Ma, senza rendersene
conto, non verso se stessi !
D O P O
Ma il
click da solo non basta più, ahimè, con il virus che è arrivato aggressivo e
implacabile. I giovani e gli anziani si sono ritrovati ora, improvvisamente,
tutti insieme, gli uni accanto agli altri.
Rinchiusi
negli stessi limiti e confini, limitati nei loro corpi e nelle loro nature,
impotenti di fronte all'inarrestabile natura.
Si sono
ritrovati vicini, nella quiete più assoluta, nel la vicinanza più silenziosa,
ma senza potersi né toccare né sfiorare. I giovani ora si son fermati; gli
anziani sono improvvisamente invecchiati, consapevoli delle effimere promesse
di una giovinezza eterna.
Ora tutti devono trattenersi, senza distinzioni,
considerando con rispetto le reali fragilità di tutti, per salvare gli altri e
sé stessi.
Tutto si ferma e la quiete del mondo impone un chiasso assordante di
noia e incertezza.
Gli
uomini, e in particolar modo i giovani, timidamente si avvicinano a questa
quiete senza sapere come affrontarla.
Tra quattro mura si provano e si scoprono
creatività inaspettate: suonare uno strumento, preparare
il pane in casa, costruire mondi leggendo libri, scoprire universi nella
vicinanza con i propri familiari.
Eppure, la fantasia non si accontenta di queste
quattro mura. Guardando fuori e vedendo parchi e boschi in lontananza sente una
nostalgia strana. Una malinconia sconosciuta, per una natura che in realtà non
si è mai conosciuta.
Ma c’è chi possiede questa conoscenza: sono soprattutto i
vecchi saggi naturali, che hanno goduto di una natura ricca e generosa, prodiga
e sapiente, che ha saputo quando e come fermarci.
Questi saggi anziani ci possono
insegnare ad ascoltare e a riscoprire
questa natura; che aspetta lì fuori, ferma ma trepidante. Da questa quiete imposta
dal virus, quindi, si potrebbe imparare a sostare più a lungo.
Così, quando la
pandemia sarà passata, saremo pronti.
Quando
potremo uscire di nuovo lì fuori, saremo in grado di scoprire che le ricchezze
più grandi non stanno solo nel continuo superamento di limiti ricercato dalle
corse dei giovani, ma anche (e talvolta soprattutto) nei più lenti e silenziosi
passi della natura e dei “saggi naturali”: passi inesorabili, inarrestabili e
davvero senza limiti.
Loro sono le nostre radici, la nostra storia; loro ci hanno dato la fede, la tradizione, il senso di appartenenza, una Patria. Preghiamo per loro perché il Signore gli stia vicino in questo momento."
(Omelia del Santo Padre durante la Messa del 14 Aprile 2020 a Santa Marta)
(Omelia del Santo Padre durante la Messa del 14 Aprile 2020 a Santa Marta)
E,
aggiungo io, stiamogli vicino anche noi.
Nella giusta maniera!!!
Sergio M.



Nessun commento:
Posta un commento