lunedì 2 febbraio 2015









Che burla di pessimo gusto, infierire tentando di ironizzare sulla drammaticità della condizione femminile nella cultura musulmana estremista. 

Sarà l’effetto Charlie su qualche bontempone poco arguto? Speriamolo. E’ vero, questa ci mancava all'appello. 

     Però non è necessario spostarsi troppo lontano, culturalmente e geograficamente, per individuare la denigrazione (nel caso della burla sugli incontri velati talebani macroscopica, ma altrove molto più subdola) verso il genere femminile. 

        Basti pensare che non più tardi di un paio di giorni fa a Radio 2, il regista Giovanni Veronesi, fra i tanti apprezzamenti che avrebbe potuto (forse dovuto?) esprimere, o fra le tante critiche circostanziate che avrebbe potuto muovere, ha scelto di definire “una cicciona” Clio Zammatteo, una giovane blogger di indubbio talento e meritato successo, peraltro non presente alla trasmissione e dunque senza possibilità di replica. 

       Non credo vi sia molto da aggiungere o da commentare, quanto a tenore e classe.

            La replica a Veronesi, molto garbata ma ferma, da parte della giovane è poi arrivata e la vicenda ha ovviamente scatenato una bagarre su tutti i social. 

          La cosa più triste oltre alla figura di quest’uomo adulto che denigra una giovane donna che neanche può difendersi (perché il crudele e maldestro tentativo di satira sulle caratteristiche fisiche di qualcuno è pura e sola denigrazione) ? 

           I commenti di molte, troppe donne che a quella replica ri-replicano vaneggiando di vittimismo. Davvero tanto su cui riflettere. Indubbiamente c’è differenza tra una parola e un atto e vi sono diversi gradi di violenza. Ma le parole, dette oggi e dette domani… forse hanno potere di trasformazione. Aprono porte, creando e rinfocolando correnti. 

           E siamo in Italy, 2015.

Vale


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