Succede raramente ma succede ed allora perdo il lume della ragione .....
Oggi una ragazzina di una tranquilla città della provincia italiana ha cercato di uccidersi ..
Ha preso e si è buttata dal secondo piano.
No, non è morta. Ma la botta che ha preso ha rischiato di lederle la spina dorsale. Per poco non le succedeva qualcosa di forse peggiore della morte: la condanna a restare tutta la vita immobile e senza poter comunicare con gli altri normalmente.
“Adesso sarete contenti”, ha scritto.
Parlava ai suoi compagni.
Allora io adesso vi dico una cosa. E sarò un po’ duro, vi avverto. Ma c’ho ‘sta cosa dentro ed è difficile lasciarla lì.
Quando la finirete?
Quando finirete di mettervi in due, in tre, in cinque, in dieci contro uno?
Quando finirete di far finta che le parole non siano importanti, che siano “solo parole”, che non abbiano conseguenze, e poi di mettervi lì a scrivere quei cazzo di messaggi – li ho letti, sì, i messaggi che siete capaci di scrivere – tutte le vostre “troia di merda”, i vostri “figlio di puttana”, i vostri “devi morire”.
Quando la finirete di dire “Ma sì, io scherzavo” dopo essere stati beccati a scrivere “non meriti di esistere”?
Quando la finirete di ridere, e di ridere così forte, quando passa la ragazzina grassa, quando la finirete di indicare col dito il ragazzino “che ha il professore di sostegno”, quando la finirete di dividere il mondo in fighi e sfigati?
Che cosa deve ancora succedere, perché la finiate? Che cosa aspettate?
Che tocchi al vostro compagno, alla vostra amica, a vostra sorella, a voi?
E poi Voi. Voi genitori, sì.
Voi che fate finta di non sapere .
Voi che i vostri figli sono quelli capaci
di scrivere certi messaggi. O quelli che ridono così forte.
Quando la finirete di chiudere un occhio?
Quando la finirete di dire “Ma sì, ragazzate”?
Quando la finirete di non avere idea di che diavolo ci fanno 8 ore al giorno i vostri figli con quel telefonino?
Quando la finirete di non leggere neanche le note e le comunicazioni che gli insegnanti scrivono sul libretto personale?
Quando la finirete di andare dagli insegnanti una volta l’anno (se va bene)?
Quando inizierete a spiegare ai vostri figli che la diversità non è una malattia, o un fatto da deridere, quando inizierete a non essere voi i primi a farlo, perché da sempre non sono le parole ma gli esempi, gli insegnamenti migliori?
Perché quando una ragazzina di dodici anni prova a buttarsi di sotto,non è solo una ragazzina di dodici anni che lo sta facendo: siamo
tutti noi. E se una ragazzina di quell'età decide di buttarsi, non lo sta facendo da sola: una piccola spinta arriva da tutti quelli che erano lì e non hanno visto, non hanno fatto, non hanno detto.
E tutti noi, proprio tutti, siamo quelli che quando succedono cose come questa devono invece vedere, fare, dire.
Anzi urlare.
Una parola, una sola,
che è:
“Bastaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!”


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