lunedì 26 maggio 2014


1. Sul balcone

Quando la morte si posa sul balcone è arrivato il momento di capire cos'è la vita.

Nell’eterno dualismo che caratterizza la nostra esistenza, ancora una volta gli opposti si uniscono e quello che è per sua natura separato, diventa Uno.

E’ una parola!

Si può forse arrivare a superare l’orrore del brutto per poi apprezzare il bello; si può arrivare a concepire il male per sfiorare l’idea di bene ma è ben più duro dover accogliere la morte per scoprire la vita.

La morte, e non quando ci sfiora ma quando ci tocca strappandoci chi ci è caro tra i cari, quasi voglia tentare di trascinarci via assieme a lui, ci sta indicando una strada. Una strada lunga quanto sarà lunga la vita e che regala la spietata consapevolezza che alla fine di quella strada troveremo nuovamente lei, per noi stessi, e che il nostro testimone passerà a quel qualcun altro che ieri, oggi, domani, si sarà trovato al nostro fianco.
All’inizio e’ una via senza più riferimenti, priva di quelle luci fatue che prima rassicuravano il nostro cammino e che, cosa buffa, ora siamo noi a dover spengere, una ad una.
Perché il buio deve inghiottire il superfluo, dopo che l'abbiamo compreso come tale, e perché mai come ora siamo alla ricerca qualcosa di più alto.

Cogliamo i dettagli, e questi presto appassiranno.
Coltiviamo l’essenziale, curandolo come il più prezioso dei fiori che mai sarà reciso, ma che anzi crescerà sempre più rigoglioso.

La strada ci cambia, ed è inutile dibattersi.  Possiamo solo accogliere e racchiudere nella nostra anima questo dono beffardo, che cerca di insegnarci che tutto cambia ma nulla muore veramente, e che sta ai nostri occhi vedere la trasformazione che ancora alimenterà la vita.

Il nostro piccolo cuore ci riuscirà? Non lo so, la strada è stata appena imboccata.  

Valentina

1 commento:

  1. Forse dovremmo cominciare ad usare la parola "Morte" non più al singolare ma al plurale , perché la Morte non è una per tutti , ma ognuno ha diritto ed avrà la "Sua" personale "Morte" .

    Quando ho perso mia Madre, nelle lunghe notti all'Hospice, ove eravamo in attesa dell'"Evento",,, scambiavo spesso due chiacchiere con gli infermieri del turno di notte ; loro cambiavano per effetto dei turni ma io ero sempre lo stesso a raccogliere le loro confidenze .
    E tutti loro, che avevano purtroppo un quotidiano rapporto con la morte, mi dicevano la stessa cosa .... Non esiste una Morte uguale all'altra e non ci si abitua mai alla Morte ... tutti sapevano perfettamente che ogni paziente ricoverato era destinato a .... ma tutti pregavano in cuor loro per non esser lì quando questo sarebbe avvenuto....
    ed erano ragazzi e ragazze che facevano quel lavoro da anni ...
    Ma non volevano vedere quella porta aprirsi e quelle persone "Andare oltre" ...

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