mercoledì 29 aprile 2015

Shukriyaa!

Nel  palazzo dove abito, da qualche settimana, è arrivata una famiglia di indiani.
Una mamma, un papà, una ragazza di circa sedici anni e una ragazzina, che ne avrà undici o forse dodici.

Credo che sia stato un colpo per i super professionisti, le famiglie benestanti e i professoroni che  abitano da generazioni in questi appartamenti. Infatti quasi non si sente parlare d’altro e le lamentele sono all’ordine del giorno. Nel poco tempo libero che ho a disposizione per “vivere” il condominio, ascolto di sfuggita in qua e in là qualche commento; ora in ascensore, ora nell’atrio o fuori dal portone. Si va dal generale “questo palazzo non è più quello di una volta”, al pragmatico “non si possono più aprire le finestre perché c’è odore di cipolla tutto il giorno”passando per il fashion “certo che quelle due povere creature, con quei vestiti…

Penso  con rammarico  che io neppure me ne ero accorta, di questo nuovo arrivo. La gente va e viene dal mio palazzo e a quanto pare io sono troppo presa a fare tutto l’”altro” che devo fare, per accorgermene.

Ieri sera finalmente incontro casualmente la famiglia indiana che evidentemente rientra, come me, dalla spesa. Sono tutti e quattro insieme e ognuno porta qualche busta. Parlano tra loro in una lingua sconosciuta, i loro occhi sono ridenti. Mi assale, osservandoli,  un senso di armonia e di gradevolezza che non provavo da molto tempo; quasi quasi resto  qui, in strada, per poter continuare a riposare il mio  sguardo su di loro. Ma mi stanno aspettando, tenendo aperto il portone e quando entro il papà e le ragazze mi salutano con un “buonasera”, la mamma con un bel sorriso e un cenno della testa. Sono tutti molto belli, in particolare le ragazze con la loro pelle dorata, gli occhi color nocciola dolci dolci e loro i sari colorati.



Rientro in casa e prima di cena  sistemo sul davanzale, nel mio bel cesto bianco, le mele e le arance che ho comprato al supermercato. Apro quindi la finestra di cucina, quella che affaccia sul cavedio ed ecco salire prepotente un profumo nuovo per queste parti, un profumo speziatissimo  che sa di cumino, di curry e che si, è vero, sa anche di cipolla. Anzi, la cipolla la sento pure sfrigolare in padella, allegramente; sento rumore di piatti e il suono di voci che hanno una nota dolcemente scanzonata, serena,  un parlare interrotto a tratti solo dallo scoppio di qualche risata.  Mi sembra di vederle, le due ragazzine indiane che apparecchiano la tavola, quasi fosse un gioco,  mentre la mamma cucina  e il papà fa chissà quale lavoretto in casa. Penso che sono anni che non mi capita di spiare, mio malgrado, una scena familiare cosi fresca e dolce, così appunto... “familiare”. In verità non ho memoria di averne spiate, in questo palazzo. Non ricordo nulla del genere, proveniente dal cavedio.

Improvviso, spinto dai  profumi,  dai suoni e da quella magia, si apre un cassettino della mia memoria. Rivedo me e le mie sorelle, che oggi mi sono lontane, nella cucina della nostra casa romana. La tavola è perfettamente apparecchiata, i grandi parlano fra loro. C’è una luce bellissima e chiarissima.  Non importa se allora il profumo era quello della cucina di mamma, o del sugo con i funghi di  nonna, invece di quello un po’ pungente del curry che mi riempie le narici ora… l’atmosfera è proprio la stessa. Mi abbandono al mio piccolo déjà vu e ai ricordi, lasciando che facciano il loro corso. Improvvisamente, dal mondo indiano, un momento di totale silenzio e i profumi, i suoni, così come i miei ricordi rimangono sospesi, nel cavedio, tra il secondo e il quarto piano. Ma è un silenzio che  dura solo qualche secondo, perché si trasforma in  un canto dolcissimo, una litania lenta e morbida che sa di  ninna nanna, di consolazione, di gratitudine e che è cantata a quattro voci perfettamente sincroniche.

E’ bellissima.

Appena termina, con rispetto, chiudo la finestra, lasciando la famiglia alla cena. 
Shukriyaa a chi ha fatto sì che il profumo del curry e che il suono quel canto indiano si fermassero proprio qui, accanto a me. Perché pur venendo da molto lontano... mi hanno fatto tornare a casa.

Valentina 


2 commenti:

  1. Stamane il tempo era uggioso poi ho aperto il blog , ho letto "Shukriyaa!" ed in casa è entrata la Primavera.
    Grazie Valentina,
    in una Italia chiusa nei suoi egoismi di "Condominio" c'era bisogno di odori e voci di gente comune dell'altra parte del Mondo.
    Perché , come ci dicevano da piccoli, "Tutto il Mondo è Paese..."
    Il nostro .
    Shukriya meherbaani karam !!!

    RispondiElimina
  2. Come sempre la domenica, unico giorno libero della settimana dal lavoro, è dedicata alle incombenze casalinghe che di solito si bypassano superficialmente durante la settimana. Ti avevo promesso di leggerlo, quindi, abbandonata la tavola da stiro ed il cambio di stagione, mi sono chiesta...perchè non ora? Ed è un po che sto al computer, l'ho letto più volte e per diversi motivi. Sarà forse perche ti conosco bene che ho assorbito in pieno le sensazioni che questo incontro che sarebbe potuto rimanere casuale, come spesso purtroppo succede, non lo è stato. A volte, è proprio la casualità a farci un regalo e hai saputo vivere profondamente le sensazioni che questo ha scaturito in te e sentire il bisogno di condividerle. Mi sarebbe piaciuto, come te, sconosciuto del piano di sopra, sentire entrare la primavera, ed un po ti invidio perchè per me è stato molto diverso. Come te, ha risvegliato ricordi, odori, luoghi, atmosfere che non apprezzi nel momento in cui le vivi ma rimangono radicate nella memoria e quando vengono fuori fanno male. In questo momento la mancanza della presenza fisica è paritaria all'indiscutibile bene che ci legherà sempre. Mi sento sola e mi manchi. Accipicchia, sei riuscita a farmi piangere nel far tornare a casa anche me. Un bacio
    Sandra

    RispondiElimina

Ogni giorno  la Chiesa celebra la S. Eucaristia ; La  offre a  Dio  in sacrificio di lode, la dona in cibo ai  fedeli, la  conser...