Ho aspettato alcuni giorni prima di commentare l’affare
delle polizze vita di cui è risultata beneficiaria Virginia Raggi .
Ho atteso volutamente che scemasse il clamore mediatico che,
ormai da tempo, avvolge ogni minima cosa che riguardi la nostra sfortunata
Prima Cittadina.
Leggo di interrogatori che durano otto ore ed iniziano a
tarda serata; vedo frotte di microfoni accalcarsi per sentirla dire sempre la solita frase “L’ho detto a Grillo” oppure “Ci
temono e non ci vogliono far lavorare, ma noi vinceremo !” . Tutto questo mi
lascia un senso di vuoto, un amaro in bocca e una disarmante pochezza di fondo
di cui la mia città non aveva certo bisogno .
La Città Eterna non ha più il respiro di una Capitale
Europea, il suo orizzonte si è ristretto, si è fatto via via più piccolo e lo
stesso anello del G.R.A. è diventato una sorta di laccio intorno al collo, ogni
giorno più stretto .
La Città Eterna si adegua al suo Sindaco, alle sue abitudini
private, ai suoi amichetti da social, al suo movimento sconnesso e senza
cervello.
Ma in ciò che fa e dice la Raggi, la politica dov’è ? Dov’è
il suo progetto per la nostra vita in comune e il suo/loro progetto per una
visione d’insieme dei problemi di Roma ??
Tutte chiacchiere , senza neanche il distintivo .
A Roma ormai la politica la fanno , da anni, gli avvisi di
garanzia, le sentenze di primo grado, i social, le sentenze in TV .
La derisione e l’offesa sono saliti a livello di “Giudizio
Politico” .
Il presenzialismo mediatico vale più dell’efficacia della buona
politica , non conta l’onestà dei principi o la chiarezza delle idee, conta la
battuta che offende detta al momento giusto, il sorrisetto di derisione, la
mossetta acchiappaapplausi , frasi disarticolate, sincopate dette solo per
fiaccare l’avversario ed interromperlo ritmicamente con costanti imprecazioni.
Sullo sfondo rimangono promesse politiche di rinnovamento,
di rivoluzione, di vicinanza alle esigenze dei cittadini romani, di prossimità
spirituale. Ed invece, ad otto mesi dalla sua elezione, abbiamo un sindaco
ostaggio del suo passato, della sua oscura cerchia di collaboratori, del suo
Movimento governato da un totem sfuggente.
E intanto Roma muore .
E intanto noi Romani stiamo morendo con Roma .
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