domenica 5 febbraio 2017




Ho aspettato alcuni giorni prima di commentare l’affare delle polizze vita di cui è risultata beneficiaria Virginia Raggi .
Ho atteso volutamente che scemasse il clamore mediatico che, ormai da tempo, avvolge ogni minima cosa che riguardi la nostra sfortunata Prima Cittadina.
Leggo di interrogatori che durano otto ore ed iniziano a tarda serata; vedo frotte di microfoni accalcarsi per sentirla dire  sempre  la solita frase “L’ho detto a Grillo” oppure “Ci temono e non ci vogliono far lavorare, ma noi vinceremo !” . Tutto questo mi lascia un senso di vuoto, un amaro in bocca e una disarmante pochezza di fondo di cui la mia città non aveva certo bisogno .
La Città Eterna non ha più il respiro di una Capitale Europea, il suo orizzonte si è ristretto, si è fatto via via più piccolo e lo stesso anello del G.R.A. è diventato una sorta di laccio intorno al collo, ogni giorno più stretto .
La Città Eterna si adegua al suo Sindaco, alle sue abitudini private, ai suoi amichetti da social, al suo movimento sconnesso e senza cervello.
Ma in ciò che fa e dice la Raggi, la politica dov’è ? Dov’è il suo progetto per la nostra vita in comune e il suo/loro progetto per una visione d’insieme dei problemi di Roma ??
Tutte chiacchiere , senza neanche il distintivo .
A Roma ormai la politica la fanno , da anni, gli avvisi di garanzia, le sentenze di primo grado, i social, le sentenze in TV .
La derisione e l’offesa sono saliti a livello di “Giudizio Politico” . 
Il presenzialismo mediatico vale più dell’efficacia della buona politica , non conta l’onestà dei principi o la chiarezza delle idee, conta la battuta che offende detta al momento giusto, il sorrisetto di derisione, la mossetta  acchiappaapplausi , frasi disarticolate, sincopate dette solo per fiaccare l’avversario ed interromperlo ritmicamente con costanti  imprecazioni.
Sullo sfondo rimangono promesse politiche di rinnovamento, di rivoluzione, di vicinanza alle esigenze dei cittadini romani, di prossimità spirituale. Ed invece, ad otto mesi dalla sua elezione, abbiamo un sindaco ostaggio del suo passato, della sua oscura cerchia di collaboratori, del suo Movimento governato da un totem sfuggente.

E intanto Roma muore .

E intanto noi Romani stiamo morendo con Roma  .

  


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