venerdì 17 febbraio 2017




Parte 15 - E andiamo avanti ... "Quando i Numeri condannano il Sud"


Oggi cominciamo presto perchè è venerdi 17 - dell'Anno 2017 e non abbiamo molto tempo da dedicare alle scemate dell'Espresso in quanto è il mondo ad essere pieno di scemate da affrontare .

Sotto esame metteremo questo intero periodo dell'articolo ( scellerato) scritto sull' Espresso contro la Massoneria .

Afferma il giornalista :


                                            Statistiche e interpretazioni

 

Tutti i Gran Maestri negano in modo risoluto che esistano logge segrete e che sia ancora 

in voga l’iniziazione all’orecchio (o “sulla spada”) nota soltanto al Venerabile che 

guida la loggia. Sono anche concordi nel riferire la grande crescita di iscrizioni 

all’aumento delle vocazioni esoteriche, in una fase di crisi dei valori.

 

Qualunque sia il motivo, i dati raccontano una storia di successo. Nel 1992, in piena 

tempesta Cordova, quando il gran maestro cosentino Ettore Loizzo denunciava all’allora 

numero uno del Goi Giuliano Di Bernardo che 28 logge calabresi su 32 erano in mano 

alla ’ndrangheta, i fratelli in Calabria erano circa 800 su circa 9 mila affiliati in Italia.

Dopo il boom di iscrizioni a livello nazionale durante i 15 anni di granmaestranza 

di Gustavo Raffi (21 mila in 802 logge), l’attuale Gran Maestro Stefano Bisi ha dichiarato 

che su 23 mila iscritti al Goi in 805 logge (dati al 31 dicembre 2015) ce ne sono 2634 

in Calabria e 2208 in Sicilia. Il 21 per cento degli affiliati è nelle due regioni più a sud 

dell’Italia. Le logge calabresi sono passate dalle 32 dei tempi di Loizzo alle attuali 80. 

La stessa proporzione (21 per cento) vale per la Gran loggia regolare d’Italia, obbedienza 

fondata da Di Bernardo e retta da Fabio Venzi con 2400 iscritti in Italia.

 

La Gran Loggia degli Alam di Antonio Binni, seconda obbedienza in Italia con 8114 iscritti, 

ha la proporzione più bassa con complessivi 1357 fratelli calabro-siculi (16,7 per cento). 

In compenso 104 logge degli Alam su 510 totali sono in Calabria o in Sicilia (20,3 per cento).

 

La piccola Serenissima Gran Loggia di Massimo Criscuoli Tortora (197 membri) ha la 

percentuale più alta con circa 60 fratelli affiliati alle tre logge calabresi (30 per cento) 

oltre agli iscritti alla loggia di Messina-Catania.

Per ovvi motivi non si hanno cifre sulle obbedienze irregolari o spurie che sovrastano 

in numero le circa dieci obbedienze regolari. Le massonerie fai da te sono 124 secondo 

Criscuoli Tortora e 192 secondo Binni, di cui 97 nella sola Arezzo, patria di Gelli.

 

La sproporzione è evidente, considerato che i residenti di Calabria e Sicilia sono

7 milioni, cioè l’11 per cento della popolazione nazionale. Inoltre, non è dato sapere 

quanti calabresi e siciliani siano affiliati a logge che non sono in Calabria o in Sicilia,

per non parlare delle logge estere facenti capo a obbedienze italiane in vari paesi: 

Malta, Libano, Romania, Ucraina e in Canada a Toronto, città strategica nello scacchiere

internazionale del crimine italo-americano.






Diciamolo subito ad eliminare ogni dubbio : Quanto afferma 
il giornalista sotto il profilo dei numeri riportati 
è corretto e da questo Blog verificato .
 
 I numeri sono quelli ed i numeri sono esatti .

Ma quello su cui vale la pena soffermarci è il principio sotteso
alla fredda enunciazione dei numeri :
"Le parole sono parole, i numeri sono fatti" da cui derivano i corollari : 

"Ora Le parole sono parole , i fatti restano fatti" 
" Le parole sono parole. Questi numeri sono fatti"

Messe le cose così, netta sembrerebbe la distinzione 
tra parole e fatti e sembrerebbe cosa certa che il giornalista 
dia maggior peso ai fatti sulle parole. 

Ma noi sappiamo che fatti che sembravano incontrovertibili, 
grazie al sapiente uso delle parole poste al servizio della 
logica, hanno assunto significati del tutto diversi da quel che 
sembravano .

Grazie alle parole, innocenti sono stati assolti malgrado 
i fatti (apparentemente ) li condannassero.

Per colpa di parole di una sentenza che si basava su fatti o prove 
di fatti di apparente colpevolezza, innocenti sono stati condannati .

Quindi Parole e Fatti assumono pari dignità .

La “Parola” è uno strumento delicato , e quando la si usa va posta 
molta attenzione anche nelle scelte linguistiche e di conseguenza 
il loro senso, inteso come comunicazione, è un fatto 
anche profondamente etico .

La stessa etica parrebbe non essere pertinente al “Fatto”, 
o forse si, qualora si sia in presenza di un “Fatto” riportato da altre 
fonti e di cui non si sia stati testimoni oculari ?

Possiamo considerare “Fatti” parole di pentiti che parlano di infiltrazioni ndranghetiste all’interno della Massoneria o solo di “Ipotesi” da supportare con i fatti ( prove) ?

Quando apprendiamo di Fatti non possiamo , almeno così 
riteniamo , scinderli dalla credibilità della persona che ce li riporta , 
ma purtroppo la credibilità che attribuiamo a una persona 
non è “oggettiva” ma “soggettiva”: dipende da come la nostra 
mente è fatta in termini di ricordi, emozioni, esperienze, capacità logiche, ecc.

Purtroppo al giorno d’oggi tutto ci appare “Soggettivo” 
e questa “Soggettività” pare ancor più palese nella seconda frase 

“Le parole sono parole. 
 Questi numeri sono fatti” .

Non siamo  molto convinti che 
questa frase, pur bella nella sua musicalità, 
assuma valore incontrovertibile . 

Le Parole sono Parole , e vanno accolte, condivise o confutate ;
I  Fatti restano quel che sono e che ci vengono riferiti da altri fino a diversa ricostruzione e/o conferma .

I Numeri sono quel che sono, Numeri che possiamo certamente non modificare ma , questo si, leggere anche in maniera differente secondo il nostro soggettivo punto di vista .

E’ del tutto corretto legare  il rapporto popolazione 
della Calabria /Logge Massoniche sposando la tesi 
dell’On. Bindi, che lo riferisce all’alta concentrazione 
di fenomeni criminali in quella terra ?

Può essere vero o forse lo è, ma forse anche no, perché 
quel numero non è di per se “quel fatto”, perché lo 
stesso numero statistico può essere anche letto come 
l’elevato indice del bisogno di cittadini calabresi onesti 
di cercare in altre realtà del proprio territorio quei principi 
di Libertà ed Uguaglianza che proprio le Organizzazioni 
Criminali soffocano in quella martoriata terra .

Perché escludere che sia la sete di Giustizia a determinare 
“quei” numeri ??

Perché condannare sempre il “Sud” ad essere “quel Sud” 
ove nessuno ha il diritto di essere Onesto ??

Non sarebbe ora di dire 
                               
                              “BASTAAAAAAA !!!”  ???
 


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