Parte 9 - " Un salto indietro nel Tempo : La lettera di addio di Di Bernardo" GM del GOI nel 1993
viene pubblicata integralmente la lettera di dimissioni dal ruolo di GM del GOI del Prof. Di Bernardo, dimissioni avvenute dopo la consegna del 23.000 nomi di Massoni al Procuratore di Palmi , Agostino Cordova .
9 Gennaio 2017
Esclusivo/1 La lettera di addio al Goi del Gran Maestro Di Bernardo nel ’93: «Ecco perché consegno gli elenchi dei massoni al pm
Cordova»
L’ha chiesta, l’ha avuta da tempo. E questo umile e umido blog – oggi – la riproduce come eccezionale documento storico di una parte (consistente) della massoneria.
E’ un documento mai reso noto prima e con esso – ovviamente – non si sposa alcuna tesi o, peggio, alcun profilo. Lo scrivo (e lo ribadisco) perché la mamma dell’imbecille è sempre incinta ed è sempre pronta a mettere al mondo figli che confondono il diritto all’informazione e alla cronaca con il matrimonio di sensi personale. Non sono – ovviamente – abituati ad una stampa che se ne fotte di tutti (tranne che del lettore) e che non guarda in faccia a nessuno. Con me se ne facciano tutti una ragione.
Dunque, andiamo con ordine. La Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi ha chiesto all’ex Gran Maestro del Goi Giuliano Di Bernardo, di recapitarle la lettera con la quale – correva il 1993 – decise di lasciare in furente polemica il Goi per fondare poi il Glri (Gran loggia regolare d’Italia) e più tardi ancora Dignity Order. Una lettera che non venne mai spedita alle logge del Goi e diffusa ai fratelli massoni.
Perché sia ritenuta così importante dalla Commissione non so ma posso immaginarlo.
«Il procuratore Cordova mi ha dato prove inconfutabili sul coinvolgimento di alcune persone aderenti al Goi ma anche su un fenomeno strano – ha raccontato il 31 gennaio 2017 l’ex Gran Maestro Di Bernardo alla Commissione antimafia – mi mostrò un pacco di fogli che contenevano accuse di massoni contro altri massoni. Alcuni, insomma, si servivano della magistratura per fare fuori altri massoni. C’era una guerra fratricida. Quando ho avuto dal procuratore Cordovaqueste prove ho convocato la giunta del Grande Oriente d’Italia e ho presentato la situazione. Al termine di questa riunione ho deciso di dimettermi dal Goi perché avevo constatato una realtà che mai avrei immaginato e che da quel momento mi sarei rifiutato di governare. Dopo sono stato crocifisso, i miei ritratti bruciati nel tempio, ho ricevuto minacce inimmaginabili. L’allora ministro dell’Interno Mancino ha allertato più volte il prefetto per farmi proteggere, perché tra le persone da colpire c’ero io. Non ho potuto fare capire ai miei confratelli le mie ragioni. Ho lasciato al Gran segretario una lettera che però non è stata divulgata. Ancora oggi, dopo 23 anni, sono considerato il traditore, verso di me c’è un odio che non potete immaginare».
Non mi interessa prendere parte a contese, le querelle personali o gli eventuali profili penali (sui quali indaga non solo la Commissione antimafia ma almeno due procure, in primis quelle di Reggio Calabria, Catanzaro e Palermo) ma mi appassiona sapere, conoscere la nostra storia. E ciò che negli anni Novanta gravitò intorno al Goi è (allora come ora) un pezzo di storia. Buona lettura. Dividerò la lettera – riportata integralmente – in due parti Una oggi. L’altra domani. Pronto a pubblicare, ovviamente, qualora ci sia mai stata, anche la successiva replica del Goi all’appena fuoriuscito Gran Maestro Di Bernardo.
r.galullo@ilsole24ore.com
———————
Carissimi Fratelli
È giunto il momento che il Gran Maestro rompa il suo prolungato silenzio, per far conoscere a voi tutti le sue riflessioni sui tre anni del suo Magistero e le sue conseguenti decisioni.
Prima di fare ciò, tuttavia, Egli sente io dovere di riconsiderare la natura e la finalità della Massoneria, poiché ritiene che la dritta via sia stata smarrita.
La Massoneria è una società di uomini che si ispira ai principi di libertà, tolleranza e fratellanza, che perfeziona se stessa percorrendo la Via iniziatica, che opera nel nome del Grande Architetto dell’Universo. I massoni sono uniti dal vincolo dell’amore fraterno, agiscono nel reciproco rispetto ed esprimono i più alti valori morali. I “metalli” del mondo profano, come calunnia, odio, disprezzo, congiura sono vizi che vengono relegati in oscure e profonde prigioni. La lealtà e l’obbedienza al Gran Maestro sono virtù che tutti i massoni devono possedere al più alto grado. Sconfiggendo i vizi ed esaltando le virtù, è possibile vivere in armonia e contribuire all’edificazione del Tempio invisibile della Fratellanza umana.
Questa concezione ideale della Massoneria è stata attuta, più o meno, nel passato e nel presente, in tutte le comunioni massoniche del mondo. Anche in Italia, dalla metà del secolo scorso all’avvento del Fascismo, i massoni hanno dato il loro contributo per il trionfo dei valori di giustizia e dignità della persona umana, lottando contro il dispotismo statale e il fanatismo religioso. Tuttavia, dopo la caduta del Fascismo, la rinascita della Massoneria, in assenza di un progetto unitario, è avvenuta in modo caotico e frammentario e ha imposto condizioni che successivamente ne avrebbero ostacolato lo sviluppo armonico e il consolidamento.
La storia della Massoneria italiana, dal dopoguerra a oggi, è stata la storia di scissioni e di riunificazioni, con la conseguente proliferazione di Massonerie irregolari. Lo stesso riconoscimento da parte della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, se da un lato ha aperto al Grande Oriente d’Italia il panorama delle relazioni internazionali prestigiose, dall’altro lato ha fatto nascere dubbi e ambiguità che ancora oggi la lacerano. Si pensi, ad esempio, all’ambiguo significato delle “Logge Emulation” imposte dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra.
La rinascita della Massoneria italiana nel dopoguerra, proprio per le tragiche vicissitudini che l’hanno caratterizzata durante il Fascismo, avrebbe dovuto significare l’accentuazione del fondamento iniziatico e del perfezionamento morale. Tuttavia, la pretesa, sciocca ed assurda, di voler contare nelle vicende della società italiana, ne ha favorito la politicizzazione, con la conseguenza innaturale che nelle Logge entrassero non solo i metalli del mondo profano, ma che essi diventassero lo scopo principale da perseguire. E così, anno dopo anno, la nostra Comunione si è allontanata dai principi autentici della Massoneria universale e ha inseguito illusioni pericolose che hanno portato, tra l’altro, alle vicende della Loggia P2.
Questo fatto traumatico avrebbe dovuto insegnare che la via fin lì percorsa fosse sbagliata e che, di conseguenza, sarebbe stato necessario far ritorno ai principi morali e iniziatici, consapevoli del fatto che l’unica autorità che può esistere in Massoneria quella morale. Si è voluto, invece, continuare sulla via dell’impegno politico e, ancora una volta, si è posta la Massoneria in posizione ambigua rispetto alla società.
Il Gran Maestro ha voluto invertire questa innaturale tendenza riportando la Massoneria nell’alveo della tradizione secolare. Il suo progetto sulla Massoneria – il cosiddetto “Progetto trasparenza” – tendeva a far conoscere, nel mondo profano, i principi a cui si si ispirano i massoni mediante l’impegno sul piano culturale: convegni aperti ai profani, seminari di studi, conferenze stampa, la Rivista Hiram. Le conseguenze positive di tale “apertura” non si sono fatte attendere: atteggiamento non più fazioso delle comunicazioni di massa, aumento delle iniziazioni e miglioramento di un’immagine che si era deteriorata.
Ma mentre il Gran Maestro e i Fratelli coinvolti nel “Progetto trasparenza” procedevano verso l’obiettivo di porre il Grande Oriente d’Italia sullo stesso piano delle altre comunioni massoniche nel mondo, un gruppo di Fratelli iniziava le ostilità. E’ tradizione della nostra Obbedienza, purtroppo, che, dopo l’elezione del nuovo Gran Maestro, si costituisca un gruppo di potere che, per ragioni che nulla hanno a che fare con i principi della Massoneria, cerca di condizionarlo. L’attuale Gran Maestro ha rifiutato ogni condizionamento e per questo gli oppositori interni hanno chiesto le sue dimissioni.
Il nostro Paese sta attraversando un periodo di profonda crisi istituzionale e sociale che coinvolge tutto e tutti. Coinvolge anche la Massoneria. In una situazione del genere, non deve sorprendere che essa sia diventata oggetto di attacchi. Sarebbe sorprendente, viceversa, se non lo fosse stata.
Gli eventi che accadono nella nostra società hanno un comune denominatore: la gente è stanca della corruzione e degli egoismi personali. Vuole chiarezza ed onestà. Poiché la Magistratura sta operando in questa direzione, essa la plaude e la sostiene. Quel cambiamento radicale, che tutti noi abbiamo auspicato, si sta finalmente realizzando.
La gente vuole chiarezza ovunque e nei confronti di chiunque: la vuole anche nei riguardi della Massoneria, che è vista come centro del potere occulto.
Se vi è il sospetto che la Massoneria trami contro le Istituzioni dello Stato e che sia coinvolta in traffici illeciti e in tangentopoli, che si indaghi su di essa. Se non ha nulla da temere, allora accetti l’inchiesta come un male necessario, poiché alla fine la sua onestà prevarrà. Questo è l’atteggiamento che la gente comune, gli intellettuali, i rappresentanti dei partiti politici e delle Istituzioni dello Stato hanno assunto nei confronti della Massoneria.
E’ in tale contesto sociale che inizia l’inchiesta della Procura di Palmi, la quale ordina il sequestro degli elenchi dei massoni del Grande Oriente d’Italia. Il Gran Maestri ha risposto nella maniera che riteneva più saggia; egli ha scelto la via della ragione e non della polemica irrazionale. Proprio per questa sua scelta, Egli è stato accusato di non aver difeso con sufficiente fermezza il Grande Oriente d’Italia.
Coloro che lo hanno criticato con estrema durezza non hanno voluto conoscere ragioni: si sono barricati entro la loro certezza e sono andati all’attacco. Hanno chiesto le sue dimissioni ma non gli hanno mai detto che cosa egli avrebbe dovuto fare. E’ facile criticare ma è arduo proporre soluzioni alternative. Coloro che lo criticavano, tuttavia, volevano ben altro. Volevano che il Gran Maestro denunciasse alla Corte internazionale dell’Aja i magistrati della Procura di Palmi per aver messo in atto una persecuzione contro il Grande Oriente d’Italia. Volevano anche che Egli querelasse il Consiglio superiore della Magistratura e quindi il Capo dello Stato che ne è Presidente. Volevano queste e altre assurdità!
Se il Gran Maestro avesse accolto tali richieste, avrebbe messo a rischio l’esistenza della nostra Comunione. Egli ha, invece, preferito la via della saggezza, più difficile da percorrere, soprattutto quando gli animi sono, anche a ragione, esagitati. Sapeva che la sua linea di difesa non avrebbe incontrato il favore di molti suoi Fratelli, ma Egli ha continuato in quella direzione per difendere quei Fratelli che lo accusavano.
Il secondo Dovere di Anderson così recita: “Un muratore è un pacifico suddito dei Poteri Civili, ovunque egli risieda o lavori e non deve mai essere coinvolto in complotti e cospirazioni contro la pace e il benessere della Nazione”.
Questo Dovere, riferito all’inchiesta della Procura di Palmi, significa che, finché la sua inchiesta resta entro i limiti previsti dal nostro ordinamento giuridico, è legittima e opera nella tutela dello Stato italiano. Per quanto ne sa il Gran Maestro, essa non ha violato i requisiti della sua legittimità. Come possiamo, allora, dichiarare che detta inchiesta è una persecuzione che va denunciata agli Organismi internazionali di difesa dei diritti dell’Uomo? Inoltre, con quale autorità e con quale motivazione querelare il Consiglio Superiore della Magistratura?
Ma supponiamo, per ipotesi, che il Gran Maestro avesse fatto proprio ciò che i suoi oppositori interni gli avevano chiesto. Come costoro avrebbero reagito? Lo avrebbero plaudito? Ma nemmeno per sogno! Lo avrebbero accusato di essere stato irresponsabile nello scatenare la guerra contro la Magistratura e avrebbero ugualmente chiesto le sue dimissioni.
Non illudiamoci: qualsiasi cosa Egli avesse fatto sarebbe stato criticato e costretto alle dimissioni. Perché questo è il progetto che i suoi oppositori intendevano attuare”.
Al Gran Maestro si rimprovera anche di non aver chiesto l’aiuto dei partiti politici, così come invece aveva fatto il suo predecessore in occasione della vicenda P2. Il Gran Maestro ritiene un errore di principio far ricorso al potere politico per difendere l’Obbedienza. Egli è convinto che i migliori difensori di essi siano gli stessi massoni, con la loro onestà. Sono proprio loro che devono ispirare fiducia e credibilità presentandosi alla società con la loro specchiata moralità. Non è più il momento di apparire ma di essere! E noi dobbiamo essere i portatori della giustizia, dell’onestà e dell’amore fraterno. La migliore difesa della nostra Obbedienza è quella di mostrare al mondo profano che il Gran Maestro e tutti i vertici del Grande Oriente d’Italia sono persone oneste e rispettose delle leggi dello Stato italiano e quindi dei suoi Organi che tutelano l’ordine pubblico.
I giorni che hanno preceduto la Gran Loggia dell’Equinozio di Primavera sono stati caratterizzati da dichiarazioni, calunniose e fuorvianti, rilasciate alla stampa dagli oppositori interni del Gran Maestro. Ancora una volta, essi hanno violato il silenzio imposto dalle Costituzioni dell’Ordine e dalla Tradizione iniziatica. La loro colpa massonica è gravissima, poiché hanno calpestato e infangato i principi nobili che guidano la condotta del massone. Il lavoro, paziente ed armonico di costruzione del Tempio, è stato profanato e dissacrato. La Gran loggia dell’Equinozio di Primavera è stata annunciata come un campo di battaglia ove il Gran Maestro sarebbe stato umiliato e sconfitto. Ma i suoi oppositori interni hanno dimenticato che “il Gran Maestro è il garante della Tradizione Muratoria. Ispira, presiede e governa la Comunione Massonica Italiana. Nell’esercizio del Magistero iniziatico la sua autorità è sacra ed inviolabile. Egli esercita tutte le attribuzioni di carattere tradizionale nell’osservanza e nell’ambito della Costituzione e del Regolamento dell’Ordine. Egli rappresenta il Grande Oriente d’Italia presso le Comunioni Massoniche estere e nel mondo profano” (Art.29 della nostra Costituzione dell’Ordine).
Gli oppositori interni, divisi nella lotta per il potere ma coalizzati nell’intento di detronizzare il Gran Maestro, hanno arrecato un gravissimo danno alla nostra Comunione, poiché essi, facendolo apparire incapace di assolvere l’Alto Magistero, hanno favorito gli attacchi che le forze avverse, sia tradizionali sia di recente formazione, stanno sferrando al Grande Oriente d’Italia, convinti che sia giunto finalmente il momento per “liberare l’Italia dalla presenza scomoda dei massoni. Mai come in questo momento la nostra Comunione ha corso il pericolo della distruzione ad opera di lotte fratricide interne combattute da uomini che, accecati dal potere, hanno perso di vista i Principi fondamentali e la Tradizione iniziatica che giustificano e danno senso alla nostra esistenza.
Gli oppositori interni hanno costretto il Gran Maestro a scendere in guerra. Sebbene Egli sia, per temperamento e per convinzione, un uomo pacifico, ha accettato lo scontro per difendere quei Fratelli che hanno aderito, consapevolmente e liberamente, ai principi ideali della Massoneria universale.
Egli ha sconfitto le forze del male. Ma è stata una vittoria? Se chi giudica assume il punto di vista profano, allora Egli ha ottenuto una strepitosa vittoria. Ma se si vede l’evento dal punto di vista assonico, allora tutti hanno perso perché è stata sconfitta la Massoneria. Per scongiurare ciò, il Gran Maestro, nel suo Messaggio sullo Stato della Comunione, aveva esortato gli oppositori interni ad abbandonare i propositi dello scontro, ma tutto è stato inutile! Lo scontro vi è stato e ha assunto espressioni di bassissimo livello umano, mentre i nobili principi della Massoneria universale sono stati calpestati senza ritegno alcuno.
I giudizi delle Comunioni massoniche estere sono stati quelli della condanna. Una condanna che, giorno dopo giorno, è diventata sempre più pedante. Una condanna alimentata da anarchia, disobbedienza e faziosità che gli oppositori interni continuano ad esasperare. Dopo la loro “sconfitta” in Gran Loggia, essi avrebbero dovuto ricollocarsi all’ obbedienza del Gran Maestro, per dare prova a tutti che, passata la battaglia (che non avrebbe mai dovuto esserci), tutto sarebbe ritornato nell’alveo dei tradizionali rapporti fraterni. Il Gran Maestro ha sperato e atteso pazientemente fino ad oggi che ciò avvenisse, ma vi è stato solo il silenzio. Si è persa, così, l’ultima possibilità di salvare il Grande Oriente d’Italia da una scissione che sembra ormai inevitabile.
La regola che gli oppositori interni si sono dati è quella della disobbedienza, da cui discende l’anarchia strisciante che pervade la Comunione dai vertici alla più estrema periferia. Il Gran Maestro assiste impotente all’opera di demolizione che i suoi oppositori interni stanno attuando con paziente e inarrestabile meticolosità. Essi, con il loro silenzio nei confronti del Gran Maestro e con la disobbedienza assunta come regola, hanno già di fatto attuata la scissione: i loro fini riguardanti il governo dell’Ordine non sono più i fini del Gran Maestro.
La società in cui noi massoni viviamo reclama ad alta voce ogni forma di pulizia. Il Gran Maestro ha promesso pulizia anche all’interno della Massoneria, ma Egli non può mantenere ciò che ha promesso, poiché non ha lo strumento pratico per farlo. Le Costituzioni vigenti dell’Ordine non gli danno il diritto di espellere i Fratelli indegni, i quali, di conseguenza, anche se sospesi, continueranno a far parte della Loggia di affiliazione fino all’emanazione della sentenza, che solo raramente contempla l’espulsione.
Purtroppo, il Grande Oriente d’Italia, invece di essere un modello di alta moralità, è l’immagine speculare della società italiana, la quale, travagliata da uno stato di crisi generale, sta cercando tuttavia di rinnovarsi. Anche la massoneria ha bisogno di un profondo e radicale rinnovamento. Ma ciò è possibile? La crisi morale e di costume che essa manifesta da lungo tempo chiaramente attesta che ogni proposito in tale direzione è destinato a fallire. I notabili, che esercitano influenza sul popolo massonico, invece di operare per eliminare o attenuare i conflitti interni, sono accecati dalla lotta per il potere e dall’affermazione delle loro ambizioni personali. Il “Bene Generale dell’Ordine” è una parola vana che essi usano per coprire interessi di gruppi o di correnti. In Massoneria non esistono, né possono esistere, gruppi o correnti. Coloro i quali promuovono e alimentano gruppi o correnti violano le Costituzioni dell’Ordine e la Tradizione muratoria secolare: la loro colpa massonica è gravissima!
Il Gran Maestro non può garantire che massoni alla sua obbedienza non siano coinvolti in organizzazioni criminali, che essi non svolgano attività illecite di qualsiasi tipo e non appartengano a movimenti politici i cui fini non sono evidenti.
Il Gran Maestro non può garantire che la conflittualità e la corruzione morale che hanno caratterizzato i lavori della recente Gran Koggia non si verifichino ancora.
Il Gran Maestro, per coerenza con i propri ideali di vita e di pensiero, constatata la propria impossibilità di garantire che “tutto è giusto e perfetto”, dichiara conclusa la sua opera al vertice del Grande Oriente d’Italia e rimette il Supremo Maglietto nelle mani della Gran Loggia e dei Fratelli Maestri che lo hanno eletto.
Mentre si allontana da Villa “Il Vascello”, Egli ritorna a vivere nella sua “Utopia Massonica”, ove esiste una Comunione di iniziati che percorrono la via del perfezionamento morale, che sono uniti dal vincolo dell’amore fraterno e operano nel nome del Grande Architetto dell’Universo. Nella società in cui essi vivono, non nascondono i loro nomi e i luoghi delle loro riunioni. Rispettano le Leggi dello Stato e i Magistrati che le fanno osservare. Esercitano la tolleranza nei confronti di tutti coloro i quali condividono diverse concezioni dell’uomo e rispettano tutte le fedi religiose. Partecipano ai progetti che tendono a curare o a eliminare i mali che oggi affliggono l’umanità. Uniti idealmente e praticamente con l’antica Tradizione iniziatica, essi portano luce nel mondo che li circonda.
Ma questa visione in cui Egli crede è solo Utopia? Il far ritorno all’Utopia significa forse che Egli intende allontanarsi definitivamente dal mondo reale? La risposta non deve lasciare dubbi: Il Gran Maestro, ritornato a essere il massone Giuliano Di Bernardo, continuerà la sua opera per l’affermazione dei principi della Massoneria in Italia e nel mondo. Ma la Comunione entro cui Egli svolgerà la propria opera non sarà più il Grande Oriente d’Italia.
I Fratelli che sono idealmente legati a Lui non devono sentirsi abbandonati. Egli sta per incamminarsi nel sentiero che conduce alla vera Massoneria ed è pronto ad accogliere con un abbraccio fraterno tutti coloro, massoni e non massoni, che desiderano pensare e vivere secondo i nobili e antichi Principi della Massoneria Universale.
Il Gran Maestro
Il documento è storia recente ma Diogenepitagora replica semplicemente con una breve analisi del periodo storico .
diogenepitagora |
Gentile Dr. Galullo
Sento il dovere di ringraziarla per l’interessante documento storico oggi proposto nella sua completezza .
I suoi interventi sulla Criminalità Organizzata e le vicende di Obbedienze Massoniche sono diventati uno specchio giornaliero ove , ogni mattina, cerco di vedere riflessa la realtà del mio paese, una realtà sovente sgradevole e crudele , ma è questo il compito di un sano giornalismo, che mi aiuti a “vedere” oltre la gradevolezza di ciò che vorrei vedere ma che non sarebbe la realtà .
Grazie .
Non ho una visione completa delle dinamiche interne del G.O.I. che determinarono lo svolgersi dei fatti citati dal Prof. Di Bernardo .
Certamente era una Italia torbida , quella degli anni ’90, nella quale la classe dirigente della “Società Civile” la percepivo formata da Emiri Bancari, Signori delle Multinazionali, Immobiliaristi d’Assalto, Trafficanti di Valuta e di Armi che traevano le loro ricchezze dall’Evasione Fiscale, dal Riciclaggio e dalla diffusa povertà .
Ho vissuto in trincea quegli anni, tra l’immoralità delle pratiche finanziarie, la smodata voluttà del profitto ed il più bieco banditismo bancario .
A vederli con occhio critico, quegli anni furono veramente “Anni Di Piombo”, ma non quello dei proiettili ma delle coscienze degli Italiani . Come una nave, anche una nazione ha una sua linea di galleggiamento . La nostra morale pubblica iniziò allora a cadere al di sotto di quella linea; da quel momento forse la nostra nave cominciò ad affondare .
Ed affonda ancor oggi .
Quindi giudicare ora quelle dinamiche mi è estremamente difficile .
Posso consapevolmente confessarle che la personalità del Prof. Di Bernardo, persona certamente onesta, colta e preparata sulle cose massoniche molto più di me, ha delle sfaccettature molteplici e di difficoltosa analisi .
Rammento una sua recente intervista durante la quale, ad una domanda del giornalista se ……
“ Lei parla di piramide rovesciata nella massoneria attuale. La ritiene forse troppo aperta?”
Lui testualmente risponda :
“«La società moderna e globalizzata richiede che chi la governa abbia capacità di capire le sfide che ci vengono incontro. Per questo bisogna tornare al concetto di élite della massoneria inglese: per governare gli uomini ci vogliono i saggi, non le masse. Pochi uomini scelti, uniti in un progetto dal vincolo forte dell’ iniziazione. C’è necessità di menti superiori».
Sento il dovere di ringraziarla per l’interessante documento storico oggi proposto nella sua completezza .
I suoi interventi sulla Criminalità Organizzata e le vicende di Obbedienze Massoniche sono diventati uno specchio giornaliero ove , ogni mattina, cerco di vedere riflessa la realtà del mio paese, una realtà sovente sgradevole e crudele , ma è questo il compito di un sano giornalismo, che mi aiuti a “vedere” oltre la gradevolezza di ciò che vorrei vedere ma che non sarebbe la realtà .
Grazie .
Non ho una visione completa delle dinamiche interne del G.O.I. che determinarono lo svolgersi dei fatti citati dal Prof. Di Bernardo .
Certamente era una Italia torbida , quella degli anni ’90, nella quale la classe dirigente della “Società Civile” la percepivo formata da Emiri Bancari, Signori delle Multinazionali, Immobiliaristi d’Assalto, Trafficanti di Valuta e di Armi che traevano le loro ricchezze dall’Evasione Fiscale, dal Riciclaggio e dalla diffusa povertà .
Ho vissuto in trincea quegli anni, tra l’immoralità delle pratiche finanziarie, la smodata voluttà del profitto ed il più bieco banditismo bancario .
A vederli con occhio critico, quegli anni furono veramente “Anni Di Piombo”, ma non quello dei proiettili ma delle coscienze degli Italiani . Come una nave, anche una nazione ha una sua linea di galleggiamento . La nostra morale pubblica iniziò allora a cadere al di sotto di quella linea; da quel momento forse la nostra nave cominciò ad affondare .
Ed affonda ancor oggi .
Quindi giudicare ora quelle dinamiche mi è estremamente difficile .
Posso consapevolmente confessarle che la personalità del Prof. Di Bernardo, persona certamente onesta, colta e preparata sulle cose massoniche molto più di me, ha delle sfaccettature molteplici e di difficoltosa analisi .
Rammento una sua recente intervista durante la quale, ad una domanda del giornalista se ……
“ Lei parla di piramide rovesciata nella massoneria attuale. La ritiene forse troppo aperta?”
Lui testualmente risponda :
“«La società moderna e globalizzata richiede che chi la governa abbia capacità di capire le sfide che ci vengono incontro. Per questo bisogna tornare al concetto di élite della massoneria inglese: per governare gli uomini ci vogliono i saggi, non le masse. Pochi uomini scelti, uniti in un progetto dal vincolo forte dell’ iniziazione. C’è necessità di menti superiori».
Gentile Dottore,
Quando sento parlare di elite per governare, quando ascolto di governo dei saggi opposto al governo delle masse, quando mi si parla di pochi uomini scelti uniti in un progetto (?) dal vincolo dell’iniziazione, quando mi si prospetta la necessità di menti superiori ( superiori a chi ?) , allora tutto mi si confonde nella mente (è un mio vecchio limite) e mi chiedo se i toni accorati ed epici della lettera da Lei gentilmente prodotta trovino poi validità e conferme nel pensiero liberamente espresso dal Prof. Di Bernardo nel prosieguo della sua intesa attività di libero pensatore .
La prego però di non considerarla ne una critica ne una confutazione al pensiero liberamente espresso , ma solo una “umida” perplessità .
Grazie .
P.S. : Ma quanto può essere bello un dialogo nel rispetto della Libertà d’Opinione ?
La prego però di non considerarla ne una critica ne una confutazione al pensiero liberamente espresso , ma solo una “umida” perplessità .
Grazie .
P.S. : Ma quanto può essere bello un dialogo nel rispetto della Libertà d’Opinione ?
diogenepitagora |
Buongiorno .
Effettivamente la lettera riportata nella sua integrità è caratterizzata da una ampollosa retorica, caratteristica peraltro di tutto un certo modo di esprimersi nell’ambito massonico . Questo certamente non aiutava e non aiuta a dare una immagine di adeguata modernità di idee e comportamenti a chi avesse voglia e tempo di volerci capire qualcosa .
Ma cosa traspare oltre la forma ?
Esprimo delle personali ipotesi .
L’intera lettera ha in se un filo conduttore che, ad un certo punto, si dipana in due direttrici :
La solitudine
La paura
Effettivamente la lettera riportata nella sua integrità è caratterizzata da una ampollosa retorica, caratteristica peraltro di tutto un certo modo di esprimersi nell’ambito massonico . Questo certamente non aiutava e non aiuta a dare una immagine di adeguata modernità di idee e comportamenti a chi avesse voglia e tempo di volerci capire qualcosa .
Ma cosa traspare oltre la forma ?
Esprimo delle personali ipotesi .
L’intera lettera ha in se un filo conduttore che, ad un certo punto, si dipana in due direttrici :
La solitudine
La paura
La solitudine di una persona posta a presidio e comando di una realtà che, improvvisamente, scopre ( o teme ?) di non conoscere .
La paura di dover essere il Capro Espiatorio di una serie di colpe innominabili ed indefinite che il Procuratore di Palmi, Agostino Cordova, con sagacia sapeva comunque prospettargli come “verità giudiziarie” .
Quei primi mesi del 1993, per essere validamente giudicati, non possono prescindere da quanto era accaduto nell’anno di vera disgrazia 1992 .
1992 – Anno sconvolgente …..
Il mondo dell’Italia che conoscevamo era crollato con tutte le nostre certezze .
1992 – Anno sconvolgente …..
Il mondo dell’Italia che conoscevamo era crollato con tutte le nostre certezze .
Era crollata la fiducia nello Stato dopo il prelievo forzoso del 6 x 1.000 sui depositi degli Italiani .
Era crollata la fiducia nel Sistema Politico dopo la questione palesata dall’On. Craxi sul finanziamento illecito dei Partiti .
Era crollata la Palazzina a Via d’Amelio seppellendo il Giudice Borsellino .
Era crollata la Lira .
Avevamo mandato l’Esercito in Sicilia a proteggere i Magistrati dalla Mafia .
Tutto crollava e / o stava crollando .
Avevamo mandato l’Esercito in Sicilia a proteggere i Magistrati dalla Mafia .
Tutto crollava e / o stava crollando .
Il Gran Maestro Di Bernardo ha avuto forse una alternativa concreta ??
Non so giudicare .
Non so giudicare .
Concludo riflettendo su una frase del Giudice Francesco Saverio Borrelli, Capo del Pool “Mani Pulite” :
“Non valeva la pena di buttare il mondo precedente per cadere in quello attuale”,

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