venerdì 10 marzo 2017

Grazie! Thank you! Merci! Gracias! Danke....


 
Caro  Diogenepitagora,
da cittadina dell’Italia, e del mondo, dico…. finalmente.
Finalmente una voce che, in crescendo, circostanzia fatti e accadimenti ed esprime la propria idea senza gridare. Una voce che agita con la sua pacifica forza una bandiera, quella della libertà di pensiero.
Premessa banale?
Non credo.
Non credo perché quelli che dovrebbero essere metodi imprescindibili per una corretta percezione della realtà (tra i quali la “fatica” di documentarsi senza infarcirsi a priori di altrui pensieri) e principi imprescindibili per la corretta e più possibile coerente personale interpretazione della realtà, non sono oggigiorno di moda. Anzi, sono in disuso e arrugginiti.
Dunque grazie per aver ricostruito, a beneficio di chi voglia, una storia  (quella dell’ingombrante presunta presenza della Massoneria in fatti e misfatti italici) che è evidentemente alquanto intricata; confermo che cercando in internet il dettaglio anche solo di uno dei fatti che la sua ricostruzione cronologica presenta (ricerca per altro alla portata di chiunque), il dettaglio e il fatto sono veri.
Ulteriore premessa banale?
Non credo.
Non credo perché più vado avanti nella vita più mi accorgo che quello che agli occhi di qualcuno può apparire una banalità, per molti altri non lo è affatto. Constatazione da cui proviene, dritta dritta, quella responsabilità di esporsi all’espressione e alla talvolta conseguente utopia di… come dire? “Riabilitare” chi ascolta o legge, o guarda, a pensare?
Accetto la sfida, e riparto, con lei, dall’ABC.
Intanto, un dato di fatto, questa volta sì banale e vagamente tragicomico nella sua totale misconosciuta evidenza: si parla di reati, di infrazioni delle leggi presumibilmente perpetrati da individui che, in virtù di una certa caratteristica, passano quasi in secondo piano  spostando l’attenzione dal singolo individuo alla  caratteristica stessa.
Dunque da cittadina mi sono chiesta, leggendo poi i recenti post di questo blog: ma perché dovrei compiere lo sforzo di approfondire, cercare di capire di più e formarmi una mia idea riguardo la Massoneria e le sue vicissitudini presenti, passate e certamente future?
Appartengo personalmente alla Massoneria?
Conosco qualcuno che la frequenta?
E’ una causa, in quanto tale, che peroro in qualche misura?
In verità le risposte a queste domande, da cittadina, mi sono apparse marginali. E con questa considerazione, mi si sono aperte due strade.
La prima strada
Nulla ho a che fare con la Massoneria, o con massoni. Nulla so, nulla conosco: ignoro. Non ho riferimenti di sorta. Brancolo nel buio.
Ora, su questa strada, una domanda: sarà necessario documentarsi meglio, per quel che è possibile? Ma non cercando “a vanvera” (che tra l’altro, per dire, la “filosofia” non mi è neppure mai piaciuta…): leggo ovunque di GOI, di Gran Loggia d’Italia e se ne parla in termini di entità “ufficiali”. Queste entità hanno dei siti internet;  spulciandovi ho scoperto (oltre a commenti ufficiali sui fatti di cui sopra) informazioni che possono darmi un’idea, abbastanza alla mia portata, di cosa “faccia” la Massoneria, o almeno di cosa intenda perseguire. In verità mi sembra tutto un po’ complicato, un po’ impegnativo, talvolta anche fraintendibile, ma vale la pena tentare.
Perché dovrebbe valere la pena farlo? Mi sembra principalmente per un motivo (e chissà, magari poi ne scoprirò altri): perché potrebbe accadere che domani io possa trovarmi tra gli “additati”, tra gli attaccati, tra i giudicati sommariamente solo per l’appartenenza a un gruppo, a una “categoria”, o perché professo un credo. In realtà in alcune parti del mondo questo già accade: ad esempio ai fratelli cristiani, agli omosessuali, ai così detti dissidenti, alle donne. Accadrebbe anche in Italia, volendo proprio osservare, ma capisco che questo pensiero è già un passo in più.
In effetti certe forme di violenza (perché diciamocelo, di questo si tratta), subdole, non evidenti, non palesate, passano inosservate e a maggior ragione se non esplodono in fatti eclatanti (che le portano alla ribalta giusto per qualche ora) si insinuano pian piano in maniera osmotica. Mi viene in mente, ad esempio, l’ipocrisia della “festa” (le cui origini pare siano un po’ nebulose) dell’otto marzo, che mi dà tanto l’impressione di contentino, di zuccherino. “Festa” che purtroppo le stesse donne vivono tal volta come un vuoto contenitore, una sorta di ricorrenza in cui affermare “io ci sono”, non tenendo conto del fatto che essere donna non richiede affatto festeggiamenti.
Semplicemente si E’ donna.
Questo fuori tema solo per osservare quanto talvolta l’anti cultura sia ambigua, radicata ed ineffabile nelle sue tante sfumature, difficile da percepire e contrastare.
Tornando a noi, il pensiero del me cittadino riguardo l’affaire Massoneria in sostanza sarebbe: non importa se io oggi, fossi che so,  buddista o ateo,  eterosessuale, conforme al pensiero politico dominante, appartenente al sesso maschile o… non massone: domani, io potrei essere sotto accusa, dunque vittima della violenza più o meno velata di cui sopra, per il mio essere esattamente quello che sono.
Lo vorrei? No, decisamente no. Forse poco posso fare, con questa consapevolezza: certamente potrei però sospendere il pregiudizio, tollerare che al mondo vi sia anche chi ama la “filosofia”, chi sceglie di impiegare il proprio tempo e le proprie energie in qualcosa che io forse non sceglierei, purché non leda altri e nel rispetto di leggi e regole civili della nostra società. E professerei questa idea, nelle quante più possibili situazioni contingenti. Convinta che un individuo dovrebbe essere colto per l’interezza delle sue peculiarità; vorrei che verso di me questo fosse fatto. E dunque lo farei io per prima verso me stessa, e verso gli altri.
La Giustizia umana deve fare il suo corso evidentemente e solo un Giudice, allo stato dei fatti, può giudicare: giudicare, con le umani leggi un individuo che ha infranto la legge, non un’Idea.
In sostanza, mi ancorerei all’unico vero strumento che è dato utilizzare, il senso civico, che fa fare un passo in avanti al singolo e alla società.
 
La seconda strada
Potrei essere un massone.
E allora, cosa farei? Cosa penserei? Qui la faccenda sembrerebbe complicarsi;  al contrario, paradossalmente, credo si semplificherebbe.
Forse applicherei la vecchia ed efficace regola secondo la quale di fronte a un “problema” intricato, occorre tagliare molti dettagli (superflui) e ragionare su pochi essenziali elementi. Tornerei quindi in prima battuta alle origini mia della scelta, chiedendone conferma al mio cuore.
La risposta, qualunque fosse la direzione che indica, mi aspetterei venisse profondamente rispettata anche fosse differente dalle risposte di altri. Perché se è vero che la Massoneria ha, osserva e pratica
“ … doveri prioritari e regolamenti etici e comportamentali, veri pilastri sui quali si fonda l'Istituzione.
(tra i quali):
Le leggi fondamentali:
·        Libertà
·        Uguaglianza
·        Fratellanza
·        Etica”
Questo rispetto è esattamente quello che darei e che mi aspetterei. Dopo questo doveroso (ed intimo) passaggio, riterrei che i dati di fatto sono dati di fatto.  
Esattamente come, presentandoci a qualcuno, non ci verrebbe mai in mente di concludere con… uomo, donna, cattolico, ateo, omosessuale, eterosessuale o altre caratteristiche appartenenti all’orientamento, alle scelte o alle peculiarità dell’individuo (tutt’al più se ne potrebbe parlare, se desiderato, al di là dell’evidenza), la questione dell’”essere massone” mi parrebbe pari grado. Si deve essere, con coraggio, quello che si è.
Una questione sopra una non questione. Esattamente come disquisire della “questione” concettuale della presenza femminile nelle obbedienze massoniche. C’è da porsi una questione?
Già nel porsela (o nel porgerla) gli stiamo dando vita.
Insomma, un po’ come dire… per vincere certe battaglie, la miglior arma è non accettare la sfida.
Su altro, evidente, livello  la invece doverosa battaglia, nel pieno del senso civico e nel rispetto delle leggi, contro ogni tipo di discriminazione e per il rispetto della libertà di scelta.
Tuttavia… poiché un massone è soprattutto e innanzitutto un cittadino (e qui le due strade si incontrano), scrollandosi per un momento di dosso e di mente tante parole, tanti concetti, che inevitabilmente vengono dati per scontati perché interiorizzati, mi porrei da questo lato della visuale e forse mi chiederei…
Se è vero che la Massoneria ha, osserva e pratica:
“ … doveri prioritari e regolamenti etici e comportamentali, veri pilastri sui quali si fonda l'Istituzione.
(tra i quali, oltre le Leggi Fondamentali di cui sopra):
I doveri prioritari:
·        Il Silenzio
·        Il Segreto
·        Il Lavoro
·        L'Obbedienza agli Statuti Generali
Forse, e ripeto forse, al cittadino non massone questi concetti potrebbero apparire un po’ nebulosi, forse anche fraintendibili. Non a caso si sente parlare tanto di quel famoso “segreto massonico” (peraltro molto ben “tradotto”, inequivocabilmente anche per le orecchie di chi fosse nell’ignoranza totale dell’argomento, in una recente intervista radiofonica, da parte del più alto vertice di una delle principali obbedienze in Italia) che, assieme ad altri aspetti di cui si vocifera, è additato quale prova del presunto spirito “omertoso” e di tutto quel che ne può conseguire, della Massoneria.
Non intendo evidentemente dire che la comunicazione attraverso un sito internet possa essere determinante, è certamente una goccia nell’oceano; intendo solo dire che forse, da quel poco che comprendo, molti aspetti della Massoneria sono per loro natura “misteriosi”, difficilmente esprimibili, magari anche per chi dovesse farne parte; come aspettarsi una corretta interpretazione da parte di chi ne è fuori? Temo che quei “misteri” nella loro essenza, tali realmente siano e tali siano destinati a restare per molti.
Detto ciò, una chiave di mediazione potrebbe risiedere in questa capacità di traduzione verso il mondo che è fuori della Massoneria, nell’impegno di trovare un nuovo linguaggio comune, una sorta di rivoluzione culturale, un’iterfaccia tra due elementi apparentemente non comunicanti: per certo, l’ignoranza è il substrato del pregiudizio, ed è altrettanto vero che la conoscenza dovrebbe essere tarata (per l’appunto “tradotta”) al fine di essere recepibile da parte di chi la riceve. E sono certa che questo avverrà.
Un compito difficilissimo, che richiede coraggio, comunione d’intenti e il... rimboccarsi le maniche.
Insomma un lavoro da veri pontefici. 
Valentina
 

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